domenica 24 novembre 2013

Scorpion Child - 2013 - Scorpion Child



Data di uscita: Luglio 2013
Genere: Hard Rock
Etichetta: Nuclear Blast Entertainment
Formazione: Aryn Jonathan Black (voce), Chris Cowart (chitarra solista, cori), Thomas "The Mole" Frank (chitarra ritmica, cori), Shaun Avants (basso, cori), Shawn Alvear (batteria)
Acquista in formato Compact Disc: Amazon UKAmazon ITibs.it
Acquista in formato Vinile LP: Amazon UK, Amazon ITibs.it
Ascolta gratuitamente su Spotify: Scorpion Child - 2013 - Scorpion Child

Che esista oggi un fenomeno retro-rock, ovvero un ritrovato interesse per lo stile musicale degli anni Sessanta o Settanta, è innegabile. Che la Nuclear Blast Entertainment sia sempre interessatissima ai trend del mondo della musica hard rock ed heavy metal è anche questo indiscutibile, così come il loro fiuto per le giovani promesse del genere.

Eppure i texani Scorpion Child, con questo loro dinamitardo album di debutto eponimo, dimostrano di non essere la solita band retro-rock che incide musica identica a quella del loro gruppo preferito della decade d'oro dell'hard rock, non si tratta del solito gruppo che sfrutta una moda per ricavarne successo effimero. Gli Scorpion Child sono una band eccezionale, capace di imparare la lezione dei maestri del passato per creare un sound unico, ma allo stesso tempo old-school.

Da sinistra a destra:  Thomas "The Mole" Frank (chitarra ritmica),
Aryn Jonathan Black (voce), Chris Cowart (chitarra solista),
Shawn Alvear (batteria), Shaun Avants (basso) 
La voce del cantante Aryn Jonathan Black è davvero sublime: a tratti rauca, a tratti pulita, a tratti grave e a tratti acuta, capace di adattarsi perfettamente a ogni tipo di canzone scritta dalla band. Un concentrato di energia vocale che non poche persone hanno accostato a quella del cantante hard rock per antonomasia: Robert Plant, con cui il ragazzo condivide grossomodo timbro ed estensione vocale. Le due chitarre di Cowart e Frank sono anch'esse piene di energia, ma allo stesso tempo sono dotate di tecnica sopraffine e producono riff devastanti a profusione, in puro stile anni Settanta. Le linee di basso di Avants per lunghi tratti seguono l'andamento della chitarra, salvo poi occasionalmente uscire dai ranghi e regalarci dei momenti assolutamente entusiasmanti. Infine, la presenza di un grandissimo batterista garantisce ritmi imbufaliti e momenti di calma gestiti con estrema confidenza, regalandoci anche momenti esaltanti con cambi di tempo e rullate potentissime, come ad esempio nella traccia In the Arms of Ecstasy.


Il disco apre con la traccia on the road, che molto deve alla tradizione "zeppeliana" e a quella dei Deep Purple, Kings Highway. Ottima apertura del disco, in cui il cantante Black ci mostra subito nei primi secondi cosa è capace di fare, prima di partire con una canzone eccellente, in cui il blues delle strofe contrasta sapientemente con l'esplosione e la "tensione" del ritornello. Segue poi l'ermetica ma esplosiva Polygon of Eyes, da sparare attraverso le casse a volume molesto, in cui la tradizione va momentaneamente a farsi friggere, in favore di una traccia quasi heavy metal in cui di nuovo Black tira fuori dalle corde vocali tutto quel che ha. The Secret Spot si assesta sullo stesso stile musicale di Kings Highway, anche se stavolta i testi parlano di una storia d'amore. Si prosegue con Salvation Slave, che poco aggiunge al sound introdotto nelle prime tre tracce, per arrivare al pezzo forte di tutto il disco, Liquor (di cui trovate un video alla fine di questa recensione), canzone che parla della sofferenza dovuta alla lontananza dalla persona amata, affogata in un alcol che allontana contemporaneamente altre persone amate, gli amici:

I've been aching, lately, baby, 
To see you again
An lose another friend
Over drinking, baby
I'm thinking I'll be with you again

La seconda parte del disco si apre con Antioch, un invito a lottare per tenere il proprio sogno nel cassetto in vita, canzone in cui si rallenta un po' di ritmo e si respira dopo le prime cinque canzoni, salvo poi ripartire subito dopo a mille con In the Arms of Ecstasy, caratterizzata da frequenti cambi di tempo in cui l'abilità del batterista Alvear e del bassista Avants sono esaltate al massimo, e Paradigm, anche questa in linea con quello che ormai abbiamo capito essere il loro sound tipico.
L'ultima traccia originale dell'album è Red Blood (The River Flows), secondo me forse l'unica vera traccia debole dell'intero disco, che vorrebbe chiudere con un lento un album finora adrenalinico, ma che finisce un po' per annoiare, complici anche i quattro minuti di grilli successivi alla conclusione della canzone, che portano a un pezzo acustico nascosto registrato a volume molto più basso rispetto al resto dell'album.
Chiude l'album una cover dei Lucifer's Friend, altra fonte d'ispirazione per il sound della band, ovvero Keep Going, che mostra l'aggiunta di una tastiera (anche se nei credits del disco non è indicato chi l'abbia suonata), che esula un po' dallo stile del gruppo, ma è suonata talmente bene che possiamo sorvolare su questo.

In conclusione, un esordio davvero convincente da parte di questa band del Texas. Un sound sì old-school, ma all'interno di un progetto musicale volto prima di tutto a dare un'identità al gruppo e non a fare la cover band. Se siete amanti del rock classico, volete scoprire un nuovo gruppo e potete permettervi un solo disco di una band esordiente, vi consiglio caldamente di comprarvi questo, non vi deluderà.

Voto: 8

Nessun commento:

Posta un commento