domenica 9 gennaio 2011

Film: Shutter Island

Titolo originale: Shutter Island
Genere: Thriller
Regia: Martin Scorsese
Sceneggiatura: Laeta Kalogridis
Cast: Leonardo Di Caprio, Ben Kingsley, Max Von Sydow, Mark Ruffalo
Anno: 2010
Trama: Un agente federale e il suo partner vengono assegnati al caso di una paziente scomparsa da un manicomio, situato in un'isola al largo delle coste del Massachusetts. Sembrerebbe il più classico dei film gialli, ma non tutto è come sembra.

Tratto dal romanzo L'Isola della Paura di Dennis Lehane (autore di Mystic River, già portato sul grande schermo da Clint Eastwood), Shutter Island è l'ultimo lungometraggio diretto dal regista Martin Scorsese.

Inizialmente questo film doveva uscire a ottobre 2009, ma poi la Paramount decise di posticiparne l'uscita a febbraio 2010, facendo sì che questo film mancasse l'appuntamento con gli Academy Awards (gli Oscar) che, secondo chi scrive, sarebbe stato, se non scontato, quantomeno assai probabile.

Il film affronta il tema della pazzia, del senso di colpa, della perdita e di tutti quei temi cari al regista, che già aveva ampiamente affrontato nei suoi film precedenti. Qui è tutto condito in un thriller psicologico a tinte horror, ambientato in un'isola-prigione-manicomio dalla quale fuggire è impossibile.

La regia di Scorsese è come sempre solidissima: molte scene sono memorabili, come per esempio i flashback nei campi di concentramento nazisti, oppure la meravigliosa scena in cui il protagonista incontra per la prima volta l'ambiguo psichiatra Jeremiah Naehring, interpretato dall'intramontabile Max Von Sydow.

Leonardo Di Caprio si è da tempo tolto di dosso la nomea di idolo delle ragazzine per diventare un attore maturo e capace di interpretare una parte difficilissima, come quella del protagonista di questo film, apparentemente senza accusare il colpo. Grandissima anche la prova offerta da Ben Kingsley, che passa agilmente da ruoli "leggeri" come in Prince of Persia a ruoli molto difficili e impegnativi come quello dello psichiatra John Cawley, fondamentale per la riuscita del film.

Da segnalare anche una bellissima fotografia, ad opera di Robert Richardson, spesso al servizio di Quentin Tarantino, che ci regala luci opprimenti e claustrofobiche, in particolare quelle ambientate nel famigerato "padiglione C". Il cambio di luci per l'immenso finale non fa che consolidare la grande prestazione.

Già, il finale. Sarebbe impossibile dire anche una sola parola sul finale senza rovinarvi la sorpresa. Vi basti sapere che la maggior parte della bellezza di questo film sta proprio nell'imprevedibile finale.

Concludendo, se questo mese potete vedere un solo film, che sia questo. Non ve ne pentirete.

Voto: 9

Nessun commento:

Posta un commento